Grazie ragazzi, ho ricevuto in bellezza e insegnamenti più di quanto io abbia dato

Le 11 ore di viaggio non mi avrebbero bloccato lo spirito e la voglia di arrivare in Puglia e di vedere i fedelissimi dell’Eroica, quelli della Gaiole in Chianti che quest’anno, per salute, non ho potuto abbracciare.

Il viaggio lo faccio con il libro di Vidotto “Oceano” ma a sorridermi fuori dal finestrino c’è l’Adriatico, la lunga linea costiera che scende da Venezia, dove sono partita, fino a Taranto.

L’arrivo in Puglia è quello degli abbracci, braccia salde che mi salutano e parole calde di bentornata tra noi. È più che sufficiente e smorza ogni stanchezza del viaggio.
Ho la mia bici con me, la rossa Colnago del 1984, fedele compagna che non cavalco da più di 8 mesi…non ti preoccupare faremo ciò che possiamo, faremo tutto assieme e con il sorriso, come sempre.

C’è Bepi Arrivo che a ognuno da un benvenuto speciale, lo fa con gli occhi e con l’anima prima ancora che con le braccia, non potevo non venire a dargli soddisfazione per il lavorio incessante di far scoprire le bellezze della Puglia mista alle gioie della fatica…tanto per parafrasare il nostro amato Giancarlo Brocci. Il secondo abbraccio è il suo, quello di Giancarlo appunto, uomo di poche parole ma di grandi visioni.

Esserci è quel che basta, tutto il resto verrà da solo.

Poi gli amici di sempre, come se fossimo cresciuti insieme giocando a nascondino o a palla, ci sentiamo proprio così, anche se siamo della mezza età ed è in quella che ci siamo conosciuti per la prima volta. Ci si piglia subito senza tanti preamboli. Un popolo di gaudenti in movimento, amanti del sacrificio ma inclini al buon vivere con la natura, sia paesaggistica che umana. Ognuno una propria provenienza, ognuno dal proprio territorio ma adesso qui a Polignano a Mare a ritrovarsi a vedere cosa la terra ci ha ritagliato di così immenso, lo faremo a cavalcioni delle nostre bici, su per sentieri di olivi secolari, di muretti a secco, di terra rossa che poi si dilegua nel bianco delle pietre e dei trulli. Sopra di noi un cielo e un mare che giocano con tutte le sfumature, a colpi blu cobalto intenso e a riva trasparente e celeste.

Il giorno prima della Ciclostorica si va in perlustrazione a Conversano e poi seguendo la linea della costa fino a una spiaggetta, si fa il bagno, noi del nord non crediamo che ci si possa mettere in costume ed entrare in acqua a fine ottobre. Tolte le ultime resistenze ci si tuffa e si gioca e si mangia pizza e panzerotti che porta il Tommaso Brocci.

Sono stata molte volte in silenzio, davanti alla maestosità del mare, come davanti alle mie montagne, sto così: in ammirazione e in ringraziamento. Il sole non picchia ma riscalda bene. Penso che potrei vivere ovunque ci sia natura e spazi aperti, ovunque lo spirito possa correre libero.

Il giorno della partenza è bello vedere come i pugliesi del territorio abbiano accolto questa strana corsa con bici d’epoca, come in molti siano accorsi dalla regione. È tutto un via vai di foto, dentro al rettangolo che fa da cornice, ci vorremmo mettere tutte le nostre teste, e lo facciamo. I bersaglieri ci aprono la strada, Bepi ha la voce rotta dall’emozione, la sento, dà il via: davanti a sé 150 persone che credono che il mondo vada salvato, che un piano B non ci sia, che il rispetto del territorio sia l’unica via di uscita per vivere bene.

Si parte. Raccontare ciò che vedo sarebbe banale: invadiamo Monopoli con un coro di “volare oh oh”. Si oltrepassa il porticciolo e poi su dentro la macchia, tra gli ulivi si sale fino alla masseria, un restauro elegante e protetto dal vociare del porto. Alla volta di Alberobello salgo nel furgone del servizio scopa, non posso ancora affrontare le salite e portare il cuore in sofferenza. Ma sono lì a raccogliere le facce di chi spinge sui pedali sotto il sole ormai cocente. Vedo tutti i miei amici annaspare sorridenti, dai che Alberobello ci attende e da lì poi Locorotondo e anche io ricomincio a pedalare con voi. Paesi e viuzze di sasso bianco e poi su e giù per tutta la Val d’Itria e lungo l’acquedotto e sulle contrade dietro a Monopoli…e noi a ridere e a pensare che la Puglia fosse piatta!!!
C’è un punto dove scorgiamo il mare e capiamo che mancano quei fatidici 30 km all’arrivo…

Quando stiamo per entrare e Polignano ho il magone, come quando arrivo a notte fonda a Gaiole, quel nodo in gola che sa di gratitudine e nient’altro. Quest’anno per me, guadagnato più delle altre volte…
In piazza Bepi col microfono incita ogni ciclista che taglia il traguardo…tocca a me e dice “…al ritorno in bici di Mara, Mara è di nuovo tra noi!”. Mi parte la lacrima, salgo sul palchetto e alzo la bici per aria!
Molti sono già arrivati, io sono nel battaglione degli ultimi…che bellezza, uno ad uno ricevono la loro ricompensa verbale alla fatica, per ognuno Bepi ha parole e battute scherzose.
Questo è il bello, non c’è cronometro, non c’è competizione, si fa il tifo e ci si aiuta per arrivare tutti e tutti assieme. Inizia la gran festa e la super mangiata fatta di prodotti locali realizzati a mano.

Si balla sempre, ci divertiamo così, fa parte della cultura di ogni arrivo, sgangherati sudati ma pronti a saltare in piazza.
E qui la ricompensa più bella di sempre, le premiazioni per chi balla meglio e per la coppia più bella … ma si può essere più sani di così? Mica il premio va a chi arriva primo, ma a chi sa sorridere alla vita.

La gara di ballo la vince Giuseppe Fanelli, è a lui, a Marilù del Comune di Polignano e a Giuseppe, il casaro delle mozzarelle e alla Stargate Universal che in collaborazione con Aspassobike e il Mountain Bike Club Bari ASD hanno donato la gioia del “vento in faccia” a tutti i diversamente abili in carrozzella.
A loro va questo mio racconto perché la gioia del vento in faccia è per tutti.
Loro mi hanno toccato profondamente il cuore. Giuseppe ci guarda in disparte noi che balliamo e accenna ai movimenti ma fuori dal cerchio, lo prendo per le mani e balliamo assieme, poi balla con Daniela e con tutti noi. Con la sedia a rotelle c’è Giuseppe il casaro, lui ha intrecciato mozzarelle a mano per il pasta party. Lo mettiamo al centro del nostro cerchio. La sedia a rotelle diventa una giostra, Giuseppe tende la mano e inizia la giravolta, ma io ho mai visto una cosa simile? Ho sempre avuto paura, credo, di quel mezzo che adesso invece volteggia e ruota a ritmo. Marilù invece sta a lato, tento più volte di coinvolgerla ma dice di no con la testa, ma non da triste anzi è lì che guarda e non perde una mossa, studia tutto e tutti e poi succede ciò che non mi sarei aspettata. Marilù va al microfono e fa un discorso che spacca dentro, va al cuore di tutti noi e ci ringrazia per essere andati nella sua Puglia e io mi metto a piangere dentro e fuori. Ma Marilù che forza e coraggio hai avuto!!! Inventiamo una canzoncina per lei, ci buttiamo a terra per la foto di gruppo, Marilù al centro accanto a Bepi.

Grazie ragazzi, ho ricevuto in bellezza e in insegnamenti più di quanto io abbia dato, ho solo percorso la nostra bellissima Italia da nord a sud, con tutte le sue contraddizioni, le sue differenze e le sue difese, ho solo inseguito il cuore. Il cuore diceva che andavano premiate tutte le persone che ci hanno creduto e lavorato per questo progetto, che il cuore fisico è un muscolo e può ammalarsi, ma il cuore del bene non si ammala mai: volersi bene è la ricompensa che non costa niente e se data con umiltà e compassione ripaga sempre.

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